Il New York Times, tramite 15 vignette realizzate da Nicholas Blechman, lo definisce "suicidio dell'olio extravergine d'oliva" dove il settore dell'olio d'oliva italiano viene descritto "come
un covo di truffatori, protetti dal potere politico, che importano olio
dall’estero da adulterare e miscelare con quello nostrano per poi
spacciarlo come Made in Italy, in barba anche alle forze dell’ordine" spiega Coldiretti.
Le vignette sono state ispirate dal libro "Extraverginità" di Tom Mueller. Lo stesso autore prende le distanze dalle notizie apparse sui NYT e sostiene che tutto, più o meno, è avvenuto a sua insaputa. "In
fondo alla striscia – racconta - c’è scritto: fonte Tom Mueller, blog
Truth in Olive Oil. In realtà io ho sentito l’autore, Nicholas Blechman,
per telefono, gli ho dato delle dritte sulle fonti più autorevoli. Mi
ha consultato, e, in buona fede, mi ha citato. Lui è illustratore, non
ha scritto di essere anche il creatore dell’infografica, così sembra che
lui abbia fatto solo i disegni e il povero Tom i contenuti. Ma non è
così. Ci sono infatti alcuni errori. Uno su tutti. Sulle tavole c’è
scritto: il 69% dell’olio venduto in America è adulterato.
L’informazione viene da uno studio dell’Università della California,
Davis, molto autorevole e ben fatto, in cui si spiega come il 69% degli
oli etichettati extravergine analizzati dall’Università di fatto non lo
erano. Non erano veri extravergini. Ma questo non vuol dire che fossero
adulterati. Non c’era, anzi, nello studio la prova che una bottiglia
fosse adulterata. Ora se il 69% dell’olio extravergine in realtà non lo
è, per me c’è comunque un problema, ma non vuol dire che stiamo
mangiando l’olio di colza. E, da parte del New York Times, questo è un
errore abbastanza grave. Quello che più mi ha dato fastidio, però, è il
modo in cui è stato presentato lo scenario: non come una parte della
realtà ma come se il modo di fare in Italia fosse solo quello. È
sbagliato".
Di fatto queste discussioni hanno indotto Forward
a compiere un'analisi dettagliata che a breve pubblicheremo, per
studiare proprio l'etichetta degli oli extravergine d'oliva presenti
nella grande distribuzione, compresi anche i Dop, quelli derivanti da
agricoltura biologica, e quelli con certificato Mipaaf.
Fonte: Il sole 24 ore, Il Corriere della Sera, New York Times.
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