2013/12/17

"Consentite l'uso del ticket per celiaci anche nei supermercati..."




"Consentite l'uso del ticket per celiaci non solo nelle farmacie ma anche nei supermercati": Marina Pellizzari lancia una nuova petizione e scrive al Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin.

http://www.change.org/it/petizioni/consentite-l-uso-del-ticket-per-celiaci-non-solo-nelle-farmacie-ma-anche-nei-supermercati?share_id=ehlTbHbBrl&utm_campaign=

Franco Carpani, Amministratore di Forward, partecipa alla discussione sui social e scrive: "Se ci fosse una reale ed equilibrata liberalizzazione tutti i cittadini ne avrebbero un vantaggio economico e ancor più dovrebbero averlo (e non solo quello economico) tutte le persone che hanno una qualsiasi patologia come in questo caso è la celiachia".




2013/12/11

Forum Food & Made in Italy

Martedì 10 dicembre, presso la sede de “Il Sole 24 Ore” a Milano si è tenuto un Forum Food & Made in Italy, un viaggio nell’impresa del gusto.



Davanti a un numeroso pubblico si sono susseguiti molti nomi noti nel Food nazionale e internazionale tra cui: Oscar Farinetti (Fondatore di Eataly) che, tramite un video intervento, ha proposto alcune idee interessanti, come la creazione di un unico marchio Italia da proporre a livello mondiale. Farinetti suggerisce una mela tricolore e la riduzione delle sigle D.o.p., I.g.p., S.t.g. che possono creare confusione al consumatore straniero. “Siamo imitati ovunque, nel tempo non siamo stati capaci a distinguerci e il consumatore del mondo non riesce a trovarci. Ogni regione italiana ha da esprimere la propria cultura, i propri prodotti e le proprie bellezze” afferma Farinetti.



Il settore agroalimentare italiano vale 130 miliardi, il 10% del Pil ed è il secondo settore produttivo del paese dopo il metalmeccanico. Un mondo che “vale” più di 30 miliardi di export e soffre la competizione sleale di un universo di prodotti Italian sounding.

Tra gli altri relatori erano presenti Lisa Ferrarini (Presidente Comitato Tecnico per la tutela del Made in e lotta alla contraffazione Confindustria) che propone un Ministero dell’Alimentazione; Andrea Illy che sostiene la necessità di un riposizionamento del Made in Italy, non a livello doganale o a livello normativo, bensì nella testa del consumatore (anche se il consumatore, soprattutto straniero, capisce e conosce il Made in Italy).
Una parentesi anche al food e il mondo digitale, tramite il racconto di Emidio Mansi (Direttore Commerciale Pastificio Garofalo) e la creazione di http://www.gentedelfud.it/, raccontarsi tramite il cibo, un sito a cui partecipano i food blogger di tutti Italia.

Quattro le tavole rotonde sviluppate e molti i nomi conosciuti che sono intervenuti tra cui Vladimir Dukcevich (Presidente Consorzio del Prosciutto di San Daniele), Sergio Soavi (Responsabile Prodotti Tipici Coop Italia), Piero Galli (Direttore Generale Divisione Gestione Evento Expo 2015) solo per fare qualche nome.


L’evento ha dato il via a http://food24.ilsole24ore.com

2013/12/03

C’è ancora differenza tra la denominazione di “discount” e di “supermercato”?

Se stiamo a guardare una breve rassegna pubblicitaria fatta in questi giorni, forse la risposta sarebbe NO.

ESSELUNGA propone, tramite volantino, la spesa con meno di 15 euro su 20 articoli per una spesa completa e quotidiana, LIDL invece ritira il premio “Retailer of the Year” promosso da Kiki Lab a Milano il 19 novembre e, sul proprio sito, parlando del nuovo riconoscimento ricevuto, si definisce “il nuovo supermercato n. 1 in Italia”.

Fa riflettere la risposta che Luca Burgazzoli, PR e Marketing Lidl Italia, dopo aver ritirato il premio Retailer of the year 2013, ha dato durante l’intervista con RetailWatch, durante la provocazione di approfondire il passaggio da discount a supermercato “E’ un grosso riconoscimento che ci viene direttamente dai clienti che fanno la spesa nei nostri negozi. Non so cosa vuol dire discount oggi, ma so bene cosa vuol dire Lidl Italia. Noi abbiamo tre parole da spendere: qualità, freschezza, italianità. A cui aggiungiamo convenienza, che avevamo anche nel passato. Se la domanda è: ci sentiamo un discount? Nei prezzi certamente si. E ci sentiamo Lidl Italia”.

La domanda sorge spontanea: oggi ha ancora senso segmentare ed interrogarsi sul mercato della distribuzione moderna secondo lo schema discount-supermercato-ipermercato?

Lo chiediamo a Franco Carpani di Forward, che da oltre 20 anni lavora a stretto contatto con i maggiori retails nazionali e internazionali.

L’elemento fondamentale è la situazione di prolungata crisi che ha di fatto provocato un profondo cambiamento nel comportamento d’acquisto del consumatore sia nelle modalità di utilizzo delle varie forme di punto di vendita, ma soprattutto nella capacità e/o disponibilità di spesa.

Il fatto che una grande catena della grande distribuzione quale ESSELUNGA abbia promosso una comunicazione come: “Esselunga per la convenienza – una spesa completa a meno di 15 euro” sta ad indicare che anche realtà che da sempre hanno avuto un’attenzione particolare ed un elemento di distintività puntando sulla qualità del proprio assortimento ed in particolare nei reparti freschi, si pongono il problema di rispondere alle esigenze non tanto dei consumatori che erano già totalmente o parzialmente frequentanti i “discount” ma di dare una soluzione di convenienza a tutti quelli che per ragioni strettamente economiche si trovano “obbligati” a trovare in questi articoli la risposta ai loro bisogni.

Probabilmente il prossimo futuro vedrà iniziative di marketing “meno puriste” (che a volte potrebbero sembrare errate) e più pragmatiche perlomeno fintanto che non ci sarà realmente quella ripresa che girando l’angolo ancora non si vede.

E’ interessante registrare il fenomeno per cui quelli che erano, fino ad oggi, definiti “discount” si stiano riposizionando con soluzioni più simili ai supermercati fino a decidere di chiamarsi effettivamente supermercati (basta vedere il sito della Lidl e il ringraziamento scritto da Lidl ai suoi clienti per aver vinto il premio "Retailer of the Year 2013" promosso da Kikilab) e supermercati “obbligati” a fare scelte da “discount”: nulla si crea, nulla si distrugge tutto si trasforma
”.



2013/11/26

Cerchiamo giovani da inserire nell'attività di Customer Satisfaction e CRM


Hai mai pensato di lavorare nel mondo della GDO?





Forward da vent'anni opera su tutto il territorio nazionale ed europeo nei servizi di marketing e studi organizzativi per le aziende del dettaglio moderno e le aziende fornitrici di prodotti di largo e generale consumo.

Con uno staff di venti professionisti consolidati nel tempo e un know-how tecnologico esclusivo, Forward opera in quattro aree principali: analisi delle politiche di prezzo, studi sulla struttura degli assortimenti, ricerche di mercato sul consumatore, progetti di fattibilità.

Forward è alla ricerca di 3/4 giovani diplomati o laureati da inserire nell'attività di Customer Satisfaction o di Customer Relationship Management.

Inizialmente, tramite STAGE, i candidati verranno indirizzati nelle principali funzioni dei servizi di marketing che la Forward offre ai suoi clienti, per la maggior parte nella GDO. Ogni tirocinante verrà seguito da un tutor aziendale, durante tutte le fasi del percorso formativo. Al termine del periodo di stage verrà valutata l’esperienza maturata e la possibilità di inserimento in azienda.

Gli stages si terranno presso la sede di Alessandria e hanno una durata di 6 mesi. Allo stagista verrà riconosciuto un contributo economico pari a 500 euro netti mensili. 


Inviare cv a forwarditalia89@gmail.com

2013/11/18

"Private Labels: panacea di tutti i mali della GDO"

Sul gruppo GDONews di Linkedin è stata posta questa riflessione: Private Labels: panacea di tutti i mali della GDO? Finora le PL sono state sostenute dal continuo allargamento dell'assortimento, dalla pressione promozionale e dallo switch dei consumatori verso prodotti più convenienti... Ma domani?








Abbiamo posto lo stesso quesito a Franco Carpani, CEO della Forward di Alessandria (www.forward-italia.com); qui di seguito la sua risposta.

Le #PrivateLabel (o marca privata ndr) sono state un reale elemento distintivo sino a quando erano poche le aziende che le avevano nel loro assortimento. Via via le PL (Private Labels) sono passate da un livello basso o medio basso, sopratutto nel prezzo di vendita, ad un livello medio alto e parimenti nel tempo è aumentato il livello qualitativo stesso delle PL. A mio avviso oggi si può convenire che nella maggior parte delle PL lo standard è equivalente anche perché in tantissimi casi sono le “migliori industrie” che producono PL per la GDO-DM (Grande Distribuzione-Distribuzione Moderna)". 
"Qui varrebbe la pena, senza veli, stabilire che relazione effettiva deve/vuole esistere fra l'IDM (Industria Distribuzione Moderna) che produce contemporaneamente il suo/suoi brand e le PL".
"Se può servire alla discussione sappiamo che altri paesi europei hanno già da tempo consolidato quote di mercato delle PL di gran lunga superiore a quelle mediamente realizzate in Italia e sul nostro territorio esistono aziende distributive che hanno valori fra di loro anche significativamente diversi. 
Anche in questo caso mi pare che il consumatore venga un po’ tenuto fuori dal gioco; se in realtà nel portafoglio della cliente coesistono diverse tessere fedeltà altresì si può ragionevolmente ipotizzare che possa esistere una propensione al consumo delle PL a seconda di quando egli frequenti un'insegna anziché un’altra e questo secondo me è il punto essenziale". 
"Se la grande marca può avere perso un po’ o tanto del suo smalto conquistato in anni passati non può vivere di rendita e a conti fatti deve convenire che le PL sono, nell’atto d’acquisto finale, un loro diretto concorrente come altri della IDM e pertanto valgono tutte, giuste o sbagliate che siano, le regole del gioco (promozioni, collezionamenti, prezzo di vendita, profondità e estensione assortimentale, pubbllictà et.)”.

www.forward-italia.com 


Forward Italia Blog http://forwardsas.blogspot.it/




2013/11/11

Lidl: “Non cambiare stile di vita cambia supermercato”






Anche il Discount sta cambiando e, a darcene un assaggio, è la catena #Lidl  che, tra i suoi scaffali, oltre a Barilla e Coca Cola, ha da tempo inserito anche i prodotti Ferrero.
Proprio la Ferrero, insieme a Lidl, per il secondo anno consecutivo, ha indetto un concorso a premi per questo Natale 2013 sui prodotti acquistati nei discount tedeschi.

Il primo punto vendita della Lidl (Lidl Stiftung & Co KG) venne aperto nel 1992 ad Arzignano in provincia di Vicenza. “Naturalmente alla storica apertura c’era anche Forward” ricorda Franco Carpani Amministratore di Forward. “Abbiamo compreso l’impatto che il discount avrebbe avuto nel panorama della distribuzione mondiale ed è per questo che abbiamo fin da subito monitorato il fenomeno”.
Certo che di strada il discount tedesco ne ha fatta e, a distanza di quasi 20 anni, Lidl in Italia conta 560 punti vendita e più di 9.400 collaboratori, mentre nel resto del mondo il gruppo è leader nel segmento discount in Unione Europea, in oltre 25 Paesi europei, e conta più di 9.000 punti vendita e oltre 170.000 dipendenti. 
Molti di noi avranno apprezzato il lancio della nuova campagna pubblicitaria che allo slogan “Anch’io” ha mirato a valorizzare i prodotti di origine italiana, molti dei quali dop, doc, docg, igp. Infatti oltre il 70% dei 1.500 articoli presenti in assortimento l’85% appartiene allo store brand e il 15% alle grandi marche industriali. In questi giorni invece è partita la campagna “Deluxe – Lusso per tutti” prodotti di marchio a ottimi prezzi per le festività natalizie.
Nei prossimi cinque anni Lidl investirà 500milioni di euro in Italia per lo sviluppo e la riorganizzazione della rete e dei punti vendita, oltre che in comunicazione.
Dati di questa settimana, forniti da #Forward e confrontanti con quelli degli anni Novanta, hanno sottolineato che se nel 1994 i prodotti messi in vendita dalla Lidl erano 1.208 oggi sono 1.679; salta subito all’occhio l’aumento pari al 56,9% del reparto latticini/salumi/libero servizio, aumento del 52,3% per il pet food/care e del 51,7% per l’igiene persona (segue tabella A); diminuito del 14,3% invece è lo scatolame.
Naturalmente la nostra ricerca si è basata sulla categoria Grossery, non compaiono i Freschissimi dato che, all’apertura nel 1994, non era un prodotto messo in vendita dalla Lidl.
Nella tabella B, invece, sono stati confrontati le Totale Referenze (ovvero scatolame, bevande, igiene persona, drogheria chimica, pet food/care, ortofrutta, fai da te, libero servizio, surgelati) che i nostri operatori hanno rilevato in questo periodo tra alcuni discount della provincia di Alessandria tra cui: D Più di Ovada (1968 articoli), Ekom di Tortona (2601), Eurospin di Alessandria (1694), In’s Mercato Alessandria (1236), LD Market di Alessandria (1945) e Penny Market di Alessandria 2048). Dalla tabella si evince una notevole differenza di assortimenti tra i vari Discount.
Il discount store, ovvero il “negozio di sconto” si sta evolvendo ma non cambia la sua regola base: merce a prezzi più bassi rispetto ad analoghi prodotti venduti in altre tipologie di negozi. 
 TABELLA A                        
CATEGORIA
TOTALE
REFERENZE 1994
TOTALE
REFERENZE 2013
DIFFERENZA REFERENZE AL 2013
% AL 2013





ALIMENTARI DOLCI
282
331
49
14,8
ALIMENTARI SALATI
137
167
30
18,0
SCATOLAME
203
174
-29
-14,3
BEVANDE
174
232
58
25,0
IGIENE PERSONA
115
238
123
51,7
DROGHERIA CHIMICA
132
159
27
18,6
PET FOOD/CARE
21
44
23
52,3
LATTICINI-SALUMI-
LIBERO SERVIZIO
144
334
190
56,9





TOTALE REFERENZE 1994
1208








TOTALE REFERENZE 2013

1679
471
28,3

TABELLA B
TOTALE REFERENZE *
 

D PIU'  OVADA
1968
EKOM TORTONA
2601
EUROSPIN ALESSANDRIA
1694
IN'S MERCATO ALESSANDRIA
1236
LD MARKET ALESSANDRIA
1945
PENNY MARKET ALESSANDRIA
2048
* Nel totale delle referenze si intendono i reparti:
alimentari dolci-salati, scatolame, bevande, igiene persona, drogheria chimica, pet food-care, ortofrutta IV-V gamma-frutta secca-essiccata-disidratata, fai da te, (pile e deo auto), libero servizio, surgelati.

2013/10/30

Quanto rende allo Stato il consumo di una semplice bottiglia di acqua minerale?





E’ ormai cosa risaputa che uno dei prodotti più acquistati dalle famiglie italiane sia l’acqua minerale. 
Infatti l’Italia ha il primato mondiale per il consumo di acqua in bottiglia e il tessuto produttivo si divide tra grandi gruppi industriali (alcuni anche stranieri) e piccole realtà locali.

I più grandi consumatori (seguendo le statistiche 2012 fornite da #Mineracqua) si trovano nel Nord Ovest (30%) con un netto calo per il Nord Est (19%) e una quasi parità tra il Centro e la Sardegna (25%) e il Sud e Isole (26%).

Se ai suoi esordi a fine dell’800, l’industria delle acque minerali era utilizzata per motivi di cura, a metà degli anni ’60 diventa un prodotto di nicchia per poi passare al decennio successivo dove le aziende hanno iniziato ad adottare delle vere e proprie politiche rivolte ad una comunicazione di massa e l’acqua minerale non è stata più vista come curativa ma una vera e propria bevanda dissetante. Ultimo passo a livello storico è stato il contenitore, dal vetro al PET (polietilentereftalato), più leggero e meno costoso.

Se oggi l’acqua ha un’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) del 22%, in passato non era così, infatti era tassata al 10%.

Da una simulazione di Forward sas emerge che l’incasso derivato dall’Iva sull’acqua allo Stato ha fruttato, nel solo 2012, un totale di 456milioni di euro.

Il settore dell’acqua minerale è sempre in crescita, nonostante la crisi.
Come si può dedurre sempre dai dati forniti da #Mineracqua: nonostante le unità imbottigliatrici siano passate da 168 (nel 2011) a 156 (nel 2012) e anche le marche di acque confezionate siano scese di 24 unità, il totale della produzione in milioni di litri è salito di 100 milioni in un anno (12.350 nel 2011 contro i 12.450 nel 2012) per un giro d’affari di 2.300milioni di euro.

Quindi se nel 2012 il consumo medio è stato di 0,52 litri al giorno per abitante, per un totale di 192 litri all’anno, prendendo in esame il costo medio di un’acqua minerale al consumatore  (pari a 0,24 euro al litro), il costo annuale è stato di 46,08 euro ad abitante.

Secondo i dati Istat nel 2012 gli abitanti in Italia erano 59.394milioni, che moltiplicato per il costo annuale di acqua ad abitante, vuol dire che in Italia si sono spesi 2miliardi737milioni di euro per acquistare l’acqua minerale.

Alla fine noi, con il semplice gesto di bere un bicchiere d’acqua minerale, contribuiamo annualmente a far finire nelle casse dello Stato italiano, attraverso l’Iva (imposta valore aggiunto), un importo pari a 456milioni di euro.


I numeri chiave del mercato Italia http://goo.gl/uZmgtj

www.forward-italia.com



2013/10/22

Non tutti i generi alimentari di prima necessità hanno l'Iva al 4%




Sono passate un po' di settimane dal fatidico martedì 1° ottobre 2013, da quando ci siamo alzati con un macigno in più sulle spalle: l'iva (imposta sul valore aggiunto) è passata al 22%! E pensare che fino a metà settembre di solo due anni fa l'iva era al 20%.

Sull'argomento Iva l'Italia si piazza nella via di mezzo tra i paesi europei dove al primo posto si trova l'Ungheria con un tasso del 27% e all'ultimo il Lussemburgo col 15%; è anche vero che in base al genere commerciale in Italia l'iva può essere al 4% o al 10% o al 22%, sempre più vicino al valore dei danesi dove l'iva è fissa al 25%.

In questi giorni molti servizi giornalistici hanno messo in risalto che alcuni generi alimentari di prima necessità si salvano dall'aumento, rimanendo al 4%. Peccato però che pochi hanno specificato nel dettaglio quali categorie merceologiche rimangono al 4%, quali al 10% e quante invece passano al 22%.

"Acqua, caffè, dolci, succhi di frutta, bibite, vino, detersivi, carta igienica, prodotti per gli animali, shampoo, creme, ecc. sono beni che abitualmente compriamo" sottolinea Franco Carpani, CEO della Forward Italia, "ma che alla fine il consumatore pagherà con un tasso del 22%".

La Forward, ditta alessandrina che opera su tutto il territorio nazionale nei servizi di marketing e studi organizzativi per le aziende di distribuzione e produzione, dal suo osservatorio è in grado di valutare l’impatto che questa variazione di aliquota iva avrà sulla spesa quotidiana dei consumatori: si potrebbe ipotizzare un aumento di qualche centinaia di euro a famiglia su base annua.

"E' vero che pane, pasta, latte, rimarranno al 4%, però quasi sicuramente aumenteranno inevitabilmente anche loro a causa dei costi relativi ai servizi che ruotono intorno al prodotto, in primis il trasporto. Infatti a distanza di pochissimi giorni, in alcune catene della GDO (grande distribuzione) si è già verificato un riallineamento dei prezzi. Il nostro lavoro permette di osservare anche questi cambiamenti che difficilmente il singolo consumatore riuscirebbe a notare, solo perché non ha paragoni di confronto" prosegue Carpani della Forward. 

Dopo anni di  analisi delle politiche di prezzo, studi sulla struttura degli assortimenti, ricerche di mercato sul consumatore e progetti di fattibilità Carpani conclude che "forse, la soluzione, poteva essere quella di studiare un'aliquota univoca, o due sole aliquote come in altri paesi europei, così da non arrivare ad un 22% e perequare i valori di aliquota anche per il peso che i diversi prodotti hanno nella composizione della spesa dei consumatori e delle famiglie italiane".

Sta di fatto che l'Imposta sul Valore Aggiunto (Iva) colpirà il valore aggiunto di ogni fase della produzione e dello scambio di beni e servizi e graverà solo e soltanto sul consumatore finale o, meglio, su tutti quei soggetti che non possono esercitare alcun diritto alla detrazione.