2014/09/17

"La VOLONTA' di cambiare..."

Riflessione, forse amara, (scrive Franco Carpani dal suo profilo di Facebook) forse perché l'estate sta finendo senza mai essere iniziata veramente.
Alcuni personaggi molto famosi e incisivi nella costruzione di frasi "Twitter" in senso positivo in questi giorni hanno scritto:
"...negli anni '60 tutto doveva essere inventato o reinventato. Anche oggi è così."
"... Oggi solo chi cambia le regole del gioco può sopravvivere alle turbolenze del mercato ...."
" Essere giovani e non essere rivoluzionari è una contraddizione biologica.."
Qualche tempo fa (circa 700 anni) una attualissima (ingeneroso accostamento da chi peraltro poco tempo ha dedicato allo studio di cotante belle scene di scrittura), frase recita: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che' la dritta via era smarrita".
Quale miglior sintesi, quale esaltante capacità, con poche parole, di rappresentare la realtà che noi stiamo percorrendo?
Qualche altro esimio affermava che il livello di intelligenza si misura con la capacità di cambiare...
Credo che il più delle volte non sia in discussione la capacità di produrre cambiamento bensì la VOLONTÀ' concreta di determinare un vero cambiamento.
Come i tempi di una volta non torneranno più, e forse è meglio così perché hanno rappresentato il superamento di precedenti eventi drammatici ed ancora oggi non completamente elaborati e pericolosamente latenti, come quindi c'è bisogno di cambiamento e di cambiare le regole del gioco che però il vincitore di turno od anche lo stesso perdente fingono di voler cambiare perché nulla cambi.
Per un reale cambiamento bisogna effettivamente intraprendere un vero percorso RIVOLUZIONARIO che cambi alle fondamenta le regole del gioco e ritrovi "LA RETTA VIA".
Evocare attentati alla costituzione, assurgersi ad unico difensore della patria e dei suoi valori portanti e sopratutto formulare progetti deboli per la paura di incidere in un vero e rivoluzionario cambiamento certamente non stimolerà i giovani a liberarsi dalle paludate e ingessate architetture dell'attuale agir politico ed economico.
Noi non dobbiamo avere la presunzione di lasciare qualcosa ai giovani ma dobbiamo avere il coraggio di lasciare ai giovani tutto lo spazio, le energie e le risorse a far si che loro progettino il loro futuro e facciano rivoluzione delle nostre regole del gioco e delle nostre visioni e previsioni sul futuro.
Purtroppo la riflessione non può avere una conclusione lineare e quindi a lieto fine perché in diversi casi (forse anche in molti) a quei giovani a cui è stata data una opportunità per gestire un cambiamento e questo e' stato ipotizzato con i vecchi schemi ha difatti disatteso le aspettative.
Solo se sapremo superare il nostro orologio biologico che ci pone oltre il mezzo del cammin... riflettendo da giovani sapremo con loro rivoluzionare il mondo, viceversa nella selva oscura si ritroveranno insieme giovani innocenti e padri colpevoli del fatto di non hanno avuto la "VOLONTÀ" di cambiare.


Francesco Buo risponde: Grande Franco! Fare il cambiamento e non solo proclamarlo vuol dire mettere prima di tutto in discussione se stessi e non mettere solo in discussione gli altri. Come disse Einstein non si può cambiare se si fanno sempre le stesse cose. Il mio compianto docente Ferraresi Franco diceva che nessun politico può essere rivoluzionario perché una vera rivoluzione minerebbe anche la sua posizione. Ribadisco ancora una volta il mio amore per il dubbio, quello costruttivo non quello per non decidere, come ci ricorda Brecht, che consente di ascoltare la voce degli altri senza preconcetti. Essere giovani dentro e non fare i giovani per capire i giovani e lasciarli veramente essere agenti del cambiamento regalando loro le nostre esperienze e non imponendole come pilastri di verità assoluta... Mi fermo e invito a leggere con attenzione il tuo pensiero... A mettere in pratica queste cose e usciremo " a riveder le stelle".

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